Il tiglio di Qualiano
Cari ragazzi dell’Istituto Comprensivo “Don Bosco-Verdi”,
sono molto felice e orgoglioso che abbiate scelto me, un vecchio tiglio quale simbolo della vostra scuola. Pensavo che le nuove generazioni non si ricordassero più di me, invece mi sbagliavo. Sono ben 80 lunghi anni che non sono più al centro di quella deliziosa piazzetta di Qualiano ,allora Piazza Mercato oggi Piazza G. D’Annunzio. Voi lo sapete, vero, che il nome della vostra cittadina deriva dalla parola “Wald” ovvero “bosco”.Io rappresentavo l’unico superstite dell’antica selva di Gaudianum, Qualiano, e vivevo nella piazzetta fin dagli inizi dell’Ottocento.
Ero un albero vecchissimo, ma non mi accorgevo del trascorrere del tempo,mi sentivo sempre giovane proprio come voi adesso. E sapete perché? Perché intorno a me pulsava la vita di quel piccolo, grazioso paesino di campagna. Sono stato eterno spettatore di tante avventure,discussioni di vita cittadina, comizi elettorali, scherzi tra amici ,amori che nascevano sulle scale della Chiesa Madre ,mia amica dirimpettaia.
E poi la domenica intorno a me si svolgeva il mercato. Che bello! Mi sembra di sentire ancora le voci dei venditori ambulanti. Ma l’immagine a me più cara è quella dei bambini che si rincorrevano e giocavano a nascondino,a moscacieca, e mangiavano caramelle di zucchero, sapete, ne sento ancora il soave profumo. Sì, li ho visti crescere, e con nostalgia risento ancora il vociare dei tempi andati. Tra questi, ricordo un ragazzetto che mi osservava sempre con molta curiosità ,era diverso dagli altri,veniva da me si sedeva sul muretto e mi osservava. Ricordo che inizialmente quella sua insistenza mi dava fastidio, ero io che abitualmente guardavo tutti dall’alto. Poi un giorno lo vidi arrivare con un taccuino e delle matite colorate ,dai suoi spostamenti capii che cercava una giusta prospettiva per il disegno, ma poi con mia grande meraviglia, m’ accorsi che il protagonista del disegno sarei stato proprio io. Il ragazzo tracciò le prime linee sul foglio e prese di nuovo ad osservarmi ,ma il fastidio che avevo provato precedentemente svanì. Il suo sguardo buono, ammirato mi entrava nell’anima, voleva conoscere i miei segreti, o, forse quelli del paese che custodivo gelosamente. Chiesi al vento di non soffiare così da poter fermare la mia chioma,chiesi al sole di risplendere così da creare giochi di luce e ombre tra i rami. Restai lì immobile per lui. Lui colse e immortalò la vita che era in me e intorno a me. Voleva fermare il tempo per donargli vita eterna. E così fu. Lo sguardo di quel ragazzo era innamorato , non di me ,ma di quello che rappresentavo per la sua gente, la sua terra, le sue radici, la sua cittadina, Qualiano, a cui ha dedicato la sua vita ed i suoi studi. Grazie Alfonso, Alfonso Morgera, o meglio dire “il Professore”.Poi giunse il 1986,e in un caldo giorno d’estate, quando,oramai, la mia ombra era solo un ricordo, la carta da disegno lasciò il posto alla tela, le matite colorate agli sgargianti colori ad olio :nacque il dipinto .IL dipinto, sì, esattamente quello che voi avete sapientemente scelto quale emblema della vostra scuola.
È stata una giusta scelta ragazzi. Il tiglio è un albero sacro fin dall’antichità ed ancora oggi simbolo d’amore , accoglienza e sapienza, tutti sentimenti che devono essere alla base di una scuola che vuole amare ed educare i propri ragazzi. Noi Tigli, fin dall’antica Grecia , siamo sempre stati il luogo intorno al quale stringersi, conoscersi, vivere i problemi, condividerli,discutere e ricercare .
E’ tempo di lasciarsi. Ma promettetemi che solidarietà ed impegno siano la base dei vostri pensieri e delle vostre giornate scolastiche. Ed anche se i miei rami non respirano più il vento nè i miei fiori sbocciano più in primavera, continuerò a vivere nelle vostre parole, a proteggere i vostri sogni ,custodire le vostre aspettative, dare spazio ai vostri desideri. E se per caso affiorasse in voi una leggera nostalgia, non disperate, tutt’al più ci incontreremo come dite voi : “sott’ ‘ a treglia”.
IL TIGLIO D.G.